ROCCA SAN FELICE
“C'è il luogo nell'Italia del
centro, sotto alti monti, nobile e per fama ricordato, in molte contrade, Così scrive Virgilio nel VII
capitolo dell'Eneide parlando della Mefite o Mofeta della Valle d'Ansanto, tra i comuni di
Villamaina, Rocca San Felice e Torella dei Lombardi. L’Unpli Avellino, nell’ambito del progetto “Le Pro-loco ti invitano”, continua ad informare il lettore dei luoghi che fanno parte della storia irpina immergendoci nelle suggestioni di Virgilio; una strada moderna segue il tracciato dell’antica via Domitia, tra ampie groppe e distese di campi, nella vallata del Fredane. Poco lontano dal fiume c’è Rocca San Felice, piccolo paese in cui al pittore-scrittore Edward Lear parve essersi concentrata tutta la bellezza di un paesaggio dei più belli per chi viene da Avellino. Partendo da Villamaina, il
paesaggio agreste, che si stende fino alle colline da dove domina il Castello
Candriano di Torella dei Lombardi, accompagna il turista per tutto il
viaggio; la campagna verde, ben coltivata, puntellata di numerosi casolari
abitati, pulita, riesce a trasmette tranquillità a chi giunge da queste parti.
Attraversata Dopo una sosta in questo luogo
ameno, si riparte in direzione Rocca San Felice per raggiungere Possibile che questo delizioso
posto celi tanto mistero? La curiosità spinge ad aumentare
il passo in un sentiero delimitato da uno steccato, tra rovi e piante di
cicuta, sorpresi
da alcuni cartelli con su scritto: PERICOLO DI MORTE. Tutto a un tratto
sembra di vedere I rinvenimenti archeologici dimostrano che qui sorgeva il santuario della dea Mefite, il cui culto era diffuso in tutta l'Italia meridionale sin dal VI secolo a.C. Ad esso si sovrappose in seguito la devozione per Santa Felicita, venerata in una chiesa vicina. Le prime testimonianze di insediamento nella zone risalgono al periodo che va dal VII al III sec. a.C. Gli scavi condotti nella valle hanno portato alla luce la ricca stirpe votiva del Santuario che ne testimonia l'esistenza almeno dal IV sec. a.c. Nel museo Irpino sono conservate le statue fittili, alcune di tipo italico, altre di tradizione culturale greca. Molto interessanti sono anche sculture in legno, una collana di ambra del V sec. a.C., ori e bronzi. Sono state inoltre rinvenute tracce di abitazione probabilmente usate dai coloni addetti al santuario ed un emporio. A seguito della dominazione dei Romani, la dea Mefite si trasformò gradualmente da divinità benefica in divinità degli inferi. Il culto scomparve del tutto a seguito del cristianesimo,tuttavia il sito conservò la sua sacralità ospitando il santuario di Santa Felicita. L'attuale Rocca S. Felice, invece, ha avuto origine dalla divisione del Principato di Benevento voluta dall'imperatore Ludovico II verso la fine dell'849, per porre fine ad una decennale guerra fratricida. A difesa dei confini dei due principati, quello di Benevento e quello di Salerno, i principati costruirono alcune fortificazioni: da una parte i castelli di Guardia dei lombardi, Monticchio e Torella dei Lombardi, dall'altra S. Angelo a Pesco e appunto Rocca.. Il Castello medioevale, edificato nel Il paese conserva l’impronta medievale, con rampe che scendono dai resti del castello alla “chiazza”, dove ancora resiste un tiglio maestoso, piantato all’epoca della Rivoluzione francese come simbolo della conquistata libertà. Scendendo dalla rocca si passa sotto l'arco a Lamia che si presume fosse l'unica porta di accesso all'antico abitato. La strada lastricata in pietra porta "sotto le torrette", dove prosegue per via Ospedale (rione più antico caratterizzato da vicoli e scalinate medioevali) e sale fino alla chiesa parrocchiale dove c'è il portale barocco e la scalinata a due rampe. Poi c'è il palazzo Laudisi con il portale settecentesco e si scende in piazza dove si possono ammirare i portali antichi tra cui quello di casa Villani, una volta del castello ed una fontana del 1749. Un gioiello architettonico è sito in via Mattina, con una scalinata a quattro giri, parapetto e volta risalente al 1797. Il Borgo antico di Rocca San Felice segna la fine del nostro “epico” viaggio nelle “infernali” terre della Dea Mefite, in attesa di raggiungere e scoprire l’antica Compsa nel prossimo numero di Viaggioadagio.
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