ROCCA SAN FELICE

 

“C'è il luogo nell'Italia del centro, sotto alti monti, nobile e per fama ricordato, in molte contrade, la Valle d'Ansanto: intorno la stringe l'oscuro confine di un bosco con dense fronde da entrambi i lati e nel mezzo un fragoroso torrente emette un suono fra i sassi con un gorgo vorticoso. Qui si mostra un'orrenda spelonca e gli spiragli del crudele Dite (dio della morte), un'ingente voragine apre pestifere fauci al fiume Acheronte che prorompe.

Così scrive Virgilio nel VII capitolo dell'Eneide parlando della Mefite o Mofeta della Valle d'Ansanto, tra i comuni di Villamaina, Rocca San Felice e Torella dei Lombardi.

L’Unpli Avellino, nell’ambito del progetto “Le Pro-loco ti invitano”, continua ad informare il lettore dei  luoghi che fanno parte della storia irpina immergendoci nelle suggestioni di Virgilio; una strada moderna segue il tracciato dell’antica via Domitia, tra ampie groppe e distese di campi, nella vallata del Fredane. Poco lontano dal fiume c’è Rocca San Felice, piccolo paese in cui al pittore-scrittore Edward Lear parve essersi concentrata tutta la bellezza di un paesaggio dei più belli per chi viene da Avellino.

Partendo da Villamaina, il paesaggio agreste, che si stende fino alle colline da dove domina il Castello Candriano di Torella dei Lombardi, accompagna il turista per tutto il viaggio; la campagna verde, ben coltivata, puntellata di numerosi casolari abitati, pulita, riesce a trasmette tranquillità a chi giunge da queste parti.

Attraversata la Valle, inizia la salita che conduce nei pressi di un rumoroso torrente, il Fredane, dove si trovano le Terme di San Teodoro, gia conosciute nell'antichità per le loro acque curative, che, dopo essere state abbandonate per un lungo periodo di tempo, sono state ricostruite ed aperte al pubblico.

Dopo una sosta in questo luogo ameno, si riparte in direzione Rocca San Felice per raggiungere la Mefite, luogo già noto nell'antichità per le citazioni di Cicerone, Plinio, Cecilio II, Diodoro Siculo, Virgilio, Tito Livio e Dante Alighieri.

Possibile che questo delizioso posto celi tanto mistero?

La curiosità spinge ad aumentare il passo in un sentiero delimitato da uno steccato, tra rovi e piante di cicuta,  sorpresi da alcuni cartelli con su scritto: PERICOLO DI MORTE. Tutto a un tratto sembra di vedere la Dea Mefite che attrae il visitatore con il suo sorriso ingannevole. L'emozione è grande. Si respira aria di morte. Ritornano in mente i versi di Virgilio ed è tutto vero! Il fragoroso torrente è qui, al di là l'oscuro confine del bosco e la massa densa di un laghetto grigio che ribolle. L'acre odore di zolfo, sbuffi di vapore intermittenti, intorno al laghetto nessuna forma di vita e più in là sterpaglie giallo-ocra che danno uno strano effetto pittorico in contrasto con il verde della campagna. Il posto trasmette una misticità avvolgente. Qui i nostri antenati vivevano il loro rapporto religioso con la Morte che riaffiora in noi, diretti discendenti degli antichi Irpini.

I rinvenimenti archeologici dimostrano che qui sorgeva il santuario della dea Mefite, il cui culto era diffuso in tutta l'Italia meridionale sin dal VI secolo a.C. Ad esso si sovrappose in seguito la devozione per Santa Felicita, venerata in una chiesa vicina.

Le prime testimonianze di insediamento nella zone risalgono al periodo che va dal VII al III sec. a.C.

Gli scavi condotti nella valle hanno portato alla luce la ricca stirpe votiva del Santuario che ne testimonia l'esistenza almeno dal IV sec. a.c. Nel museo Irpino sono conservate le statue fittili, alcune di tipo italico, altre di tradizione culturale greca. Molto interessanti sono  anche sculture in legno, una collana di ambra del V sec. a.C., ori e bronzi. Sono state inoltre rinvenute tracce di abitazione probabilmente usate dai coloni addetti al santuario ed un emporio. A seguito della dominazione dei Romani, la dea Mefite si trasformò gradualmente da divinità benefica in divinità degli inferi. Il culto scomparve del tutto a seguito del cristianesimo,tuttavia il sito conservò la sua sacralità ospitando il santuario di Santa Felicita.

L'attuale Rocca S. Felice, invece, ha avuto origine dalla divisione del Principato di Benevento voluta dall'imperatore Ludovico II verso la fine dell'849, per porre fine ad una decennale guerra fratricida. A difesa dei confini dei due principati, quello di Benevento e quello di Salerno, i principati costruirono alcune fortificazioni: da una parte i castelli di Guardia dei lombardi, Monticchio e Torella dei Lombardi, dall'altra S. Angelo a Pesco e appunto Rocca..

Il Castello medioevale, edificato nel 1100, in epoca longobarda aveva funzione di vedetta ed è ricordato in quanto nella torre fu rinchiuso Enrico, figlio di Federico II. Fu restaurato nel 1236 e dal 1603 restano soltanto la torre cilindrica in pietra ed alcuni tratti di cortina di cinta murarie, da cui oggi si può ammirare un vasto panorama.

Il paese conserva l’impronta medievale, con rampe che scendono dai resti del castello alla “chiazza”, dove ancora resiste un tiglio maestoso, piantato all’epoca della Rivoluzione francese come simbolo della conquistata libertà. Scendendo dalla rocca si passa sotto l'arco a Lamia che si presume fosse l'unica porta di accesso all'antico abitato. La strada lastricata in pietra porta "sotto le torrette", dove prosegue per via Ospedale (rione più antico caratterizzato da vicoli e scalinate medioevali) e sale fino alla chiesa parrocchiale dove c'è il portale barocco e la scalinata a due rampe. Poi c'è il palazzo Laudisi con il portale settecentesco e si scende in piazza dove si possono ammirare i portali antichi tra cui quello di casa Villani, una volta del castello ed una fontana del 1749. Un gioiello architettonico è sito in via Mattina, con una scalinata a quattro giri, parapetto e volta risalente al 1797.

Il Borgo antico di Rocca San Felice segna la fine del nostro “epico” viaggio nelle “infernali” terre della Dea Mefite, in attesa di raggiungere e scoprire l’antica Compsa nel prossimo numero di Viaggioadagio.

 

 

Appuntamenti da non perdere

 

Festa medioevale

Borgo medioevale

Penultimi sabato e domenica di agosto

Festa dei cortili

Piazza S. Felice

III domenica di agosto

S.Felicita

Santuario

10 luglio

 

 

Dove mangiare

 

Ristorante pizzeria la Ruota

C.da Palombaia

 

Ristorante Il Borgo

Borgo medioevale